Rassegna Stampa
Sclerosi, Vicenza si mobilita per la nuova terapia
- 23 Ott
Se ne sono occupate nelle scorse settimane le Iene in due servizi tv su Italia 1. Giulio Golia è riuscito a strappare al ministro Fazio la promessa che in Italia si sperimenti la terapia del prof. Paolo Zamboni, il direttore del centro malattie vascolari dell'università di Ferrara nella cura della sclerosi multipla superando un impasse che dura da molti mesi. Vicenza è stata la prima a coinvolgere Zamboni grazie alla Fondazione Smuovilavita.
Il presidente Sergio Dalla Verde e il cofondatore Giordano Malfermo a gennaio lo hanno fatto venire in un convegno che ha riempito di pazienti di tutta Italia l'auditorium della Fiera. Poi sempre Smuovilavita ha coinvolto il S.Bortolo, primo ospedale in Italia, in una sperimentazione clinica nazionale da condurre in convenzione con Zamboni. I due imprenditori-volontari hanno acquistato lo speciale ecodoppler che serve per il programma spendendo 60 mila euro. Hanno pagato il corso di formazione all'università di Bologna per due medici dell'ospedale, il primario di chirurgia vascolare Domenico Milite e la neurologa Antonella De Boni.
Ma poi tutto ha cominciato ad andare a rilento. Così Dalla Verde e Malfermo sono avviliti, anche perché ogni giorno ricevono telefonate, richieste, sollecitazioni accorate da tanti pazienti, per lo più molto giovani, a fare presto, perché vorrebbero sottoporsi anche loro alla terapia-Zamboni, quella che è la nuova grande speranza per la sclerosi multipla. Il professore ferrarese ha scoperto una possibile correlazione tra la sclerosi multipla e una malattia chiamata Ccsvi, insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Zamboni si è accorto che la sclerosi si associa all'ostruzione di alcune vene che portano il sangue dal cervello al cuore. Un corto circuito che provocherebbe la sclerosi a placche, la drammatica malattia che in Italia affligge 58 mila persone,e che, se la causa scatenante è questa, si può vincere con una semplice angioplastica, il "palloncino" che dilata la vena. I risultati sembrano esserci. I pazienti operati registrano grossi benefici. Non hanno più attacchi. Ricominciano a camminare. Ritornano alla vita.
Della scoperta di Zamboni si parla in tutto il mondo. A Buffalo, negli Usa, la sua cura é stata testata su 1100 pazienti. La rivista della Royal Society of Medicine di Londra parla di "big idea". A Bologna per sostenere questa ricerca è sorta la fondazione Hilarescere. A Vicenza, invece, sembra che il progetto, partito ai primi di luglio, con cui verificare la presenza delle vene occluse nei malati di sclerosi, proceda al rallentatore. Dalla Verde e Malfermo sono preoccupati: «Non abbiamo più notizie. Non sappiamo quando l'esperimento terminerà. Il direttore generale si è impegnato a concludere il lavoro per ottobre.
Su nostra pressione, è stato presentato un progetto di ricerca al Comitato etico che ha chiesto delle integrazioni. Vorremmo più determinazione da parte del primario di neurologia Perini. Se non si chiude questa prima fase non si possono iniziare gli interventi di liberazione. Il problema è urgentissimo. Più si perde tempo, più aumenta il numero dei disabili che finiscono sulla sedia a rotelle, e più si spendono soldi. Oggi con i farmaci che si danno ai 500 vicentini che si curano in ospedale si spendono 11 milioni di euro l'anno». C'è la percezione che qualcuno boicotti il progetto. Lo stesso Perini non ha voluto firmare il progetto siglato solo da Milite. Il direttore generale Alessandri ribatte: «Nessun boicottaggio. Ma noi non siamo un centro di ricerca. Dobbiamo avere tutte le garanzie scientifiche. Non possiamo rischiare di andare incontro a un nuovo caso Di Bella».